Il caso della signora O, quando niente funziona
I medici ed i pazienti sanno per esperienza che il dolore trigeminale è uno dei più tormentosi. Talora occorre tempo e vari tentativi per arrivare ad un trattamento definitivo. Per fortuna sono disponibili molte opzioni terapeutiche, come nel caso della signora 0, esemplificativo di un percorso “disperato” ma con un lieto fine.
La storia
Ella aveva cominciato a lamentare dolore trigeminale già da qualche anno, dopo un trattamento odontoiatrico. Forse fu una coincidenza, ma da allora il dolore cominciò a tormentarla. Il dolore era lancinante e tipico, e compariva ad ogni sollecitazione del viso e della bocca, interessando tutte e tre le branche, a sinistra. La terapia medica con Tegretol diede beneficio per qualche tempo, ma poi il dolore diventò ancor più capriccioso. Si decise allora per un intervento percutaneo. Stette bene per poco più di un anno. L’intervento, inizialmente con il glicerolo, fu ripetuto con la radiofrequenza, ma il beneficio fu ancora scarso. Per di più qualsiasi medicina non attenuava il dolore e lei non lavorava. Era subentrato un grande sconforto e con esso la depressione.
La signora voleva però venirne a capo. Il supporto della famiglia era eccellente ed insieme non esitarono ad autotassarsi per fare in fretta l’intervento transcranico (micro-decompressione) con un professionista molto affidabile e porre fine al tormento. Ciò avvenne nel 2007. Il dolore sembrava attenuato, ma il tormento a volte si insinuava improvviso e violento ed il dolore, scomparso nella parte superiore del volto, attanagliava ancora le due branche inferiori. Aveva però mutato carattere e con le poche scosse, c’era ora un dolore tormentoso e continuo, lancinante.
Ancora nuovi pellegrinaggi e nuovi tentativi con chiunque mostrasse un minimo di credibilità e le offrisse qualche speranza. Tra alti e bassi lo sconforto rimaneva.
L’elettrostimolazione
Si decise allora di fare un tentativo con l’elettrostimolazione. Dapprima fu impiantato un elettrodo temporaneo dietro l’orecchio, che correva con un filo sottopelle, invisibile, penetrando dal fianco sinistro e quindi, usciva all’esterno. Qui si connetteva secondo necessità ad uno stimolatore esterno. Si accendeva lo stimolatore ed avveniva il miracolo, il dolore scompariva. Si spegnava lo stimolatore e si precipitava nell’inferno, il dolore ricompariva.
Il seguito
Dopo una settimana di prova, con riscontro positivo, si passò all’impianto definitivo, anch’esso, come l’impianto di prova, effettuato in anestesia locale. Con una ferita di circa 4 cm (figura) lo stimolatore veniva impiantato sottopelle. Un filo invisibile, anch’esso sottopelle, lo connetteva all’elettrodo stimolante dove portava i suoi impulsi miracolosi. Il dolore infatti era scomparso. Per controprova, ogni volta che si spegneva lo stimolatore all’insaputa della paziente, il dolore ricompariva.
Dopo un’ulteriore settimana, le ferite erano definitivamente guarite e la signora O si muoveva con liberà. Un telecomando esterno permetteva di comandare lo stimolatore e di ricaricarlo di tanto in tanto. Fu dimessa ed al momento di questo articolo erano passati quasi due anni, la signora aveva ripreso il suo lavoro e viveva felice con la sua famiglia.