Neurochirurgo

testata.jpg
Dr. Caputi

Stabilizzazione percutanea lombare: la storia di un paziente

Quel fastidioso mal di schiena.

 scivolamento vertebrale tra di L5 su S1

se lo portava dietro da molti anni, dapprima lieve ed occasionale. Se ne accorgeva dopo qualche sforzo, come una partitella tra amici. Poi era diventato più insistente e non bastava la pomata, nè i cerotti medicati. Funzionava meglio una bustina di antidolorifico, ma appena portava la busta della spesa o restava in piedi per più di qualche ora, quel tormento cominciava. Prendeva il fondo schiena e la parte alta dei glutei, lo irrigidiva ed assorbiva tutti i suoi pensieri.

Le indagini diagnostiche

Dapprima le radiografie, poi la TC evidenziavano uno scivolamento vertebrale tra di L5 su S1, detto spondilolistesi, per spondilolisi, ossia rottura dell’istmo articolare, del “blocco” che impedisce lo scivolamento reciproco delle vertebre. La Risonanza Magnetica, più efficace nel mostrare i tessuti nervosi rispetto alla TC, mostrava la deformazione del sacco durale, dove passano le radici nervose.

La scelta terapeutica

Le cure, la riabilitazione il nuoto ed i consigli del fratello medico non gli apportavano che beneficio temporaneo. Si era deciso perciò ad affrontare un piano terapeutico più drastico. Non tutti, nemmeno tra i familiari, erano d’accordo. Ciò rifletteva l’opinione degli specialisti consultati, ma il dolore era tanto e la qualità di vita, ossia la libertà di muoversi, ridotta. D’altro canto appariva logico che se c’era qualcosa di anormalmente mobile (le vertebre tra di loro) esso dovesse in qualche modo essere “fissato”. A questo proposito, nell’ultimo ventennio si ricorre sempre più spesso a barre e viti di titanio, che però usualmente comportano un intervento piuttosto lungo, con un’ampia ferita. In alternativa, negli ultimi anni, era stato messo in commercio un sistema, detto Pathfinder®, impiantabile per via percutanea, e quindi con una ferita molto più piccola e tempi didegenza marcatamente più corti. Le immagini qui di seguito illustrano i tempi dell’intervento.

L’intervento ed il seguito

Fu scelto l’intervento percutaneo in modo da “stabilizzare” quel tratto della colonna che aveva perso la sua solidità strutturale con lo scivolamento di una vertebra sull’altra. Questo fatto metteva in tensione i legamenti e le strutture circostanti provocando dolore.

Per via percutanea quindi e sotto si inserirono le viti in titanio nei corpi vertebrali attraverso due piccole aperture cutanee, controllandone i l decorso con la radioscopia. Fu poi passata una barra tra le viti,  sempre in titanio, a destra ed a sinistra, in modo da bloccare lo scivolamento  vertebrale.

Allora era uno dei primi interventi di questo tipo. A distanza di quasi venti anni il paziente continua la sua vita lavorativa, senza problemi. Particolare non trascurabile, il titanio non interferisce che un eventuale risonanza magnetica, qualora ce ne fosse la necessità. 

Stabilizzazione lombare percutanea

Condividi l'articolo o stampa

Altri Articoli

Stabilizzazione percutanea lombare

I progressi tecnologici hanno favorito la diffusione degli interventi di stabilizzazione sulla colonna vertebrale lombare. Lo scopo è quello di ridurne la mobilità patologica causa di dolore e di deficit neurologici. I rischi dell’intervento sono bassi ed il recupero pressoché immediato.

Leggi tutto »
Forame di coniugazione e radice nervosa lombare

Il forame di coniugazione è il passaggio dal quale fuoriesce la radice nervosa proveniente dal midollo spinale. Si apre tra due vertebre contigue ed è delimitato dalle faccette articolari, dai corpi vertebrali contigui e dal disco intervertebrale. Esso è una struttura  critica nel processo di usura e di senescenza dell’organismo.

Leggi tutto »
Lombalgia o mal di schiena

Il mal di schiena è molto comune: ne soffre oltre il 25% della popolazione adulta. È legato al malfunzionamento dell’ultimo tratto della colonna lombo sacrale ed è influenzato dallo stile di vita. Cause e rimedi.

Leggi tutto »

Tabella dei Contenuti