Neurochirurgo

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Dr. Caputi

Meningioma olfattorio

“Non sento gli odori”

meningioma olfattorio

Il Meningioma olfattorio cresce in rapporto con la base cranica, laddove i nervi olfattori si insinuano nella doccia olfattoria, ossia “penetrano” con sottili “filuzzi” nervosi nella volta delle narici (mucosa olfattoria, in termini propri).
Cresce lentamente e con “discrezione”si nasconde tra i lobi frontali (le parti anteriori dell’encefalo).
Viene tradito dalla comparsa di alterazioni olfattive, fino all’anosmia (scomparsa dell’olfatto), nei casi più avanzati si manifesta con alterazioni visive, fino all’ associazione di atrofia ottica da un lato, gonfiore papillare (alterazioni della retina, papilla ottica) dall’altro lato (insieme all’anosmia = sindrome di Foster- Kennedy).

meningioma olfattorio assiale
Un meningioma olfattorio gigante: essi crescono molto lentamente e “sfuggono” all’osservazione. Il paziente stesso tende a sottovalutare i sintomi per molto tempo. Disturbi chiave sono la perdita dell’olfatto, le alterazioni visive e le modificazioni del carattere.

La discreta ma costante pressione sui lobi frontali dell’encefalo induce alterazioni caratteriali. Queste si giustificano col fatto che i lobi frontali hanno a che fare con la vita psichica, in particolare il controllo dell’ espressività e la proiezione nel futuro delle azioni.

In pratica ciò corrisponde ad una “disinibizione” “naif”, ossia scarsa consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni ed espressioni.

Possono associarsi manifestazioni epilettiche. Il trattamento è chirurgico: il tumore deve essere rimosso.
Si considerano per questo due modi fondamentali:

  • apertura frontale uni o bilaterale
  • apertura laterale “pterionale”

Il concetto di base è la rimozione del tumore nel massimo rispetto delle strutture circostanti, ossia senza pressione e distorsione eccessiva del tessuto cerebrale. Se l’olfatto non è compromesso deve essere salvaguardato. L’apertura frontale è più “invasiva”, ma espone un’ampia superficie di attacco al tumore.

Il meningioma olfattorio: è schematizzata la posizione della testa del paziente. In giallo è rappresentato l’angolo visuale del chirurgo

Il problema maggiore è rappresentato dal fatto che strutture delicate come le carotidi con le loro diramazioni più prossime, ed i nervi ottici rimangono nascosti fino all’ultimo e sono suscettibili di danno. Al contrario l’apertura pterionale li espone già dal primo momento e quindi se ne hanno sempre sott’occhio i rapporti col tumore. La rimozione del tumore è quindi più sicura.

Quanto agli strumenti usati per la rimozione, è preferibile il ricorso al microscopio, almeno nelle ultime fasi dell’intervento con “apertura” (“approccio” in termini tecnici) frontale, e fin dall’inizio nell’approccio pterionale. La bipolare, usata per la coagulazione dei vasi tumorali e l’aspiratore sono indispensabili. Poi, a seconda delle preferenze del chirurgo e della disponibilità nell’ambito della struttura ove si lavora, si può far ricorso alla coblazione, all’aspiratore ultrasonico (di scarso rilievo per il meningioma) o al laser. Il laser, ampiamente usato negli anni 80, negli USA ed a Cincinnati in particolare, ha trovato scarso impiego negli anni successivi, per la difficoltà di controllo oltre la superficie di impatto del raggio, ossia per il pericolo di danno alle strutture nascoste dalla superficie visibile del tumore. Altro problema è quello del calore sviluppato, specie dal laser a CO2. Io personalmente preferisco il coblatore, che agisce con un taglio netto, non necrotizza i tessuti, (“non brucia”), e dissocia le molecole del tessuto con la radiofrequenza. Date le dimensioni del tumore, il neuronavigatore è spesso inutile.

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