Neurochirurgo

Dr. Caputi

Meningioma sfenoidale

La cresta sfenoidale rappresenta il bordo tra la parte anteriore del cranio e la parte media (fossa cranica anteriore e media). Il meningioma interessa questa sede nel 13% dei casi.

meningioma sfenoidale
Meningioma sfenoidale e rapporti con la base cranica: Localizzazione 1 esterna o prerionale, 2 media e 3 interna o clinoidea

Bisogna sempre distinguere una parte carnosa o globulare, più o meno estesa, ed una parte che interessa e coinlvolge l’involucro durale per un tratto più o meno esteso, configurandosi come “una placca” e stimolando l’ispessimento deformante dell’osso cranico contiguo.

Può prevalere l’uno o l’altro aspetto e si parla rispettivamente di meningioma “a placca” (en plaque) o globulare.
Per la sede si distinguono:

  • Meningiomi pterionali (n°1), della parte laterale della cresta sfenoidale. Cresce molto lentamente, spesso il forma globulare, ossia si rileva dalle meningi e dall’osso facendosi spazio nel tessuto cerebrale, più raramente “a placca” (en plaque), ossia appiattito sull’osso che “reagisce” ispessendosi e limitando le strutture contigue, in particolare la regione zigomatica e la parete laterale dell’ orbita. Mentre la forma globulare si manifesta con sintomi di compressione ed irritazione cerebrale (epilessia, disturbi del linguaggio, motori e visivi), quelli en plaque comportano soprattutto alterazioni morfologiche facciali (asimmetria facciale).
  • Meningioma della parte media della cresta sfenoidale (n°2).
    meningioma sfenoide
    Tipico meningioma della cresta sfenoidale

    Cresce spesso “a placca” e quindi si manifesta con alterazioni morfologiche della regione orbitaria. La parte carnosa, presente in parte più o meno marcata, preme sul lobo temporale e si manifesta con epilessia o disturbi simili a quelli già descritti nel paragrafo precedente.

  • Meningioma della parte mediale, clinoidale o del tubercolo sellare (n°3), cresce in stretto rapporto con strutture complesse e vitali quali le carotidi e le sue diramazioni, il nervo ottico ed il chiasma (la convergenza dei nervi ottici dei due lati). Anche in questo caso si può estendere lungo la base di impianto con reazione ossea, mentre la parte carnosa, più o meno estesa, coinvolge ed eventualmente ingloba le strutture circostanti. Va considerata a parte l’invasione del seno cavernoso, per la particorlare difficoltà chirurgica. Nello spazio “vascolare” del seno cavernoso, passano i nervi della motilità oculare, la carotide cranica, e uno dei rami del trigemino.
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