Il glioblastoma e’ un tumore altamente maligno, incontrollabile con le terapie correnti.
Il glioblastoma si presenta improvvisamente nella maggior parte dei casi, ma in una quota considerevole rappresenta l’evoluzione di un glioma meno maligno. Infatti, circa il 33% degli astrocitomi di grado I ed il 50% di quelli di grado 2 diventano glioblastomi. Dal punto di vista anatomo-patologico si presenta come una massa di consistenza e colore diverso rispetto al parenchima cerebrale. L’eta’ di massima incidenza è tra i cinquanta ed i sessanta anni.
Sintomi
I sintomi evolvono piuttosto rapidamente. Si tratta quasi sempre di cefalea, crisi convulsive, alterazioni psichiche e deficit motori. Tra questi prevale la cefalea (>70%), in genere mattutina. Al momento della diagnosi il paziente spesso ha disturbi del movimento in una metà del corpo (emiparesi), deficit dei nervi cranici, come ad esempio distorsione della bocca, disturbi psichici, emianestesia (deficit della sensibilità da un lato del corpo), emianopsia (deficit della visione da un lato), disturbi del linguaggio.
TAC, Risonanza Magnetica ed altri Esami
Le indagini più importanti sono la TAC (tomografia assiale computerizzata) e la RM (risonanza magnetica) del cranio. La RM ha una maggiore sensibilità per la diagnosi ed è più utile per il chirurgo. L’angiografia è raramente necessaria. La PET si sta rivelando un mezzo diagnostico importante per evidenziare le recidive e la radionecrosi. Un aumento del metabolismo nell’area tumorale è indice di una recidiva.
Terapia
Il trattamento è di solito chirurgico. L’apertura del cranio deve permettere un’agevole aggressione del tumore evitando di danneggiare aree eloquenti. Se il tumore non appare in superficie esistono vari metodi di localizzazione: strumenti stereotassici, ultrasuoni intraoperatori e sistemi di neuronavigazione.
Essendo tumori altamente maligni, la rimozione deve essere massimale, fino alla lobectomia (asportazione di un lobo cerebrale). Quando l’estensione sia eccessiva, si puo’ optare per un trattamento palliativo. La diagnosi in questo caso deve essere eventualmente confermata con la biopsia. La radioterapia è per ora la sola valida alternativa all’intervento chirurgico.
Risultati
La mortalità operatoria è del 3%. La sopravvivenza media va tra i 6 ed 1 12 mesi. La radioterapia allunga la vita. A 2 anni l’11% di sopravvivenza degli irradiati si contrappone al più modesto 3% dei non irradiati. La sopravvivenza a 5 anni e’ comunque eccezionale. La chemioterapia, eventualmente a base di nitrosurea, trova scarsa applicazione. Per le recideve, il reintervento viene raramente preso in considerazione, ma puo’ essere indicato l’impianto di radioisotopi o di “wafers” caricati con citostatici, specie BCNU.