Neurochirurgo

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Dr. Caputi

Mininvasività nella chirurgia vertebrale

La “mininvasività” implica il rispetto delle strutture anatomiche, nei loro rapporti relativi e nelle loro caratteristiche strutturali. Essa tende ad un concetto di chirurgia ideale: l’eliminazione della patologia senza intaccare le strutture sane. Per quel che riguarda la colonna vertebrale preserva i muscoli e le loro inserzioni, i legamenti ed i rapporti articolari, riducendo i processi infiammatori da taglio e retrazione dei tessuti. Ne consegue un recupero post-operatorio più rapido poiché le strutture contigue scarsamente coinvolte dal processo patologico di base vengono preservate. La loro manipolazione chirurgica è minima e la loro ripresa funzionale con recupero della forma fisica è immediata. Qui di seguito consideriamo le indicazioni all’approccio mininvasivo nella patologia discale, nelle patologie degenerative del rachide lombo-sacrale e nella patologia tumorale. Queste metodiche sono consolidate e validate dalla letteratura scientifica internazionale. Riportiamo degli esempi per ciascuna delle patologie trattate. L’ernia del disco lombare Il disco si interpone tra due corpi vertebrali ed è l’ammortizzatore naturale dei movimenti della colonna. I dischi lombari ed in particolare gli ultimi due (L4-L5 ed L5-S1) sono soggetti ad erniazione. Come nella figura la parte più interna del disco, il nucleo, tende a sporgere o fuoriesce del tutto dalla parte più esterna o anulus.

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