Neurochirurgo

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Dr. Caputi

Stenosi: intervento su misura

Presentato al “Global Spine Congress di Hong Kong” Al di là dei confini, al di là dello stile di vita e dell’occupazione, la stenosi vertebrale apparenta tutti! Si tratta di un processo degenerativo che coinvolge strutture ossee e legamentose e si manifesta con l’età. I giovani ne sono relativamente risparmiati, ma lo stress sulla colonna vertebrale che si accumula durante le prime decadi di vita fa pagare il suo prezzo. Così accade che i muscoli si indeboliscano, il disco perda di elasticità, i legamenti si inflaccidiscano, e soprattutto le ossa si deformino con la comparsa di osteofiti e l’alterazione delle faccette articolari. Il canale vertebrale, che è delimitato da tutte queste strutture, ne risente, con una riduzione di volume ed una deformazione dei contorni. Oltre un certo punto critico, diventa troppo stretto, ossia stenotico. Le soluzioni possono essere di vario tipo, a cominciare dal mantenimento di una buona forma fisica evitando la vita sedentaria o lavori eccessivamente gravosi. Abbiamo approfittato della riunione mondiale tenutasi di recente ad Hong Kong (Global Spine Congress) per rivedere le varie possibilità terapeutiche e presentare la nostra esperienza al S. Filippo Neri dal 2000. Ne esce un quadro piuttosto incoraggiante con soluzioni adattabili alle necessità

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Instabilità vertebrale lombare

L’instabilità vertebrale lombare indica l’eccessiva mobilità delle vertebre lombari. L’allineamento della colonna viene compromesso. L’eccessiva mobilità delle vertebre tra di loro, oltre a produrre dolore, può causare danni neurologici, talora gravi e persistenti. L’instabilità di origine degenerativa è la più comune ed interessa le ultime vertebre lombari. L’instabilità lombare post-traumatica è molto più pericolosa. Esiste anche una forma di instabilità vertebrale lombare congenita, molto più rara. L’instabilità vertebrale lombare di tipo degenerativo è caratterizzata da alterazioni artrosiche, di solito con spostamento delle vertebre tra di loro di scarsa rilevanza. la figura che segue illustra una instabilità di tipo degenerativo (la freccia indica il “gradino” tra due vertebre contigue). Succede che l’usura, e l’invecchiamento delle parti osteo legamentose comportano una perdita di solidità articolare, riducendo lo spazio per le strutture nervose, in questo caso il cono midollare e le radici nervose lombo sacrali. E’ intuibile che i “nervi” (le radici nervose) vengano sollecitate abnormemente producendo dolore e limitazione motoria. Il grado di spostamento delle vertebre tra di loro viene graduato e prende nome di spondilolistesi. La micro-instabilità vertebrale lombare rientra in questa categoria. I sintomi dell’instabilità vertebrale lombare degenerativa sono spesso sovrapponibili. Il dolore è posturale (condizionato dalla posizione del corpo),

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Sciatica: infiammazione dello sciatico

Sciatica e infiammazione del nervo sciatico: lo stesso problema La “sciatica”, “nervo sciatico”, “dolore alla gamba”, “ernia del disco” sono termini che spesso si intrecciano e si confondono. Sono le  sfaccettature linguistiche di uno stesso problema: l’infiammazione del nervo sciatico. L’infiammazione deriva quasi sempre dal conflitto con un disco degenerato o, in alternativa con le strutture spinali (vertebrali) lombari.Lo sciatico nasce dalle ultime radici lombari, prevalentemente L4, L5 ed S1, le cui fibre nervose si combinano (anastomizzano) nel plesso lombare, a formare il nervo sciatico. Esso per innervare gran parte della gamba.Da un punto di vista pratico e quindi diagnostico si distinguono, nel nervo sciatico, due contingenti di fibre “sciatiche”.  Una parte delle fibre va verso il dorso del piede, proveniente da L5, ed una parte delle fibre verso la pianta del piede, proveniente da S1. L5 ed S1 indicano rispettivamente le radici che provengono dal midollo spinale. L5 esce in prossimità del disco L4 ed L5, attraversando il forame di coniugazione contiguo, S1 esce in prossimità del disco L5-S1. poi entrando entrambe a far parte del nervo sciatico, dando dolore verso il dorso del piede se si tratta di L5, e verso l’esterno e la pianta del piede se

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Chirurgia percutanea mininvasiva per l’ernia del disco

La chirurgia percutanea, detta anche mininvasiva, ha avuto un marcato sviluppo negli ultimi anni, per la possibilità di ridurre il disagio dei pazienti ed aumentare la flessibilità terapeutica. Viene di solito eseguita in anestesia locale o con l’ausilio di una breve sedazione, senza anestesia generale, anche in regime ambulatoriale. Particolarmente promettente è la coblazione o nucleoplastica, indicata per le ernie e le protrusioni discali, che però viene trattata a parte. Qui invece consideriamo varie altre tecniche, utilizzabili, a seconda del quadro clinico, sul disco, le faccette articolari, i processi spinosi o le strutture muscolo-legamentose. La figura a fianco mostra la coblazione, ossia l’elettrodo che in un’atmosfera “blu” (il plasma), vaporizza il disco. Il rischio operatorio è basso. Discectomia Laser Sul disco intervertebrale. Si vaporizza parte del disco mediante raggio laser diretto al nucleo del disco interessato, che deve essere raggiunto per via percutanea attraverso una cannula. Con i nuovi laser, rappresenta una tecnica efficace ed a-traumatica. Per i dettagli vedi la sezione dedicata. Discectomia Endoscopica Il disco erniato può essere rimosso anche per via endoscopica. L’approccio può essere per via interlaminare o intraforaminale, in anestesia locale + sedazione. Per via interlaminare, l’approccio è molto simile alla microdiscectomia. Attraverso un “canale

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Endoscopia vertebrale per l’ernia del disco

L’endoscopia rappresenta una metodica relativamente nuova. Consente di vedere all’interno del corpo tramite un accesso “limitato”. Per quel che riguarda l’ernia del disco non offre particolari vantaggi rispetto all’accesso “microscopico” e c’è molto meno margine di manovra. La tecnica di base è la stessa: ossia si raggiunge lo spazio interlaminare, si apre il legamento giallo, quindi, visualizzata la radice, si estrae l’ernia. Al di là di questo schematismo, vale naturalmente l’esperienza del chirurgo nel rapportare la patologia ai sintomi accusati dal paziente ed è fondamentale assicurarsi visivamente che la radice (il nervo) abbia uno spazio adeguato.  

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Spondilolistesi e spondilolisi

La spondilolistesi lombare degenerativa. Grado % di scivolamento I < 25% II 25-50% III 50-75% IV > 75% Classificazione della spondilolistesi La spondilolistesi lombare degenerativa rappresenta una condizione di instabilità vertebrale, ossia lo scivolamento di una vertebra sull’altra. Può avvenire a qualsiasi livello, ma più comunemente ad L4-L5 ed L5-S1. L’aspetto più classico si riscontra ad L5-S1, dove è ben evidente lo scivolamento. Ne da conto la figura n. 1, dove L5 è scivolata su S1 nel punto e nella direzione indicata dalla freccia. Anche per frequenza, L5-S1 è il livello più interessato. Nel 75% dei casi è di primo grado. La spondilolistesi può essere “graduata”, usualmente da I a IV (1-4) a seconda della percentuale di scivolamento (dal 25 al 75% ed oltre). La spondilolistesi inoltre può essere di vario tipo, con indicazioni terapeutiche diverse (prosegui qui) Dalla spondilolistesi alla spondilolisi Le figure successive illustrano le possibili tappe evolutive di questo processo. La lassità legamentosa e l’inclinazione naturale della superficie di appoggio su S1 predispongono allo scivolamento di L5 in avanti. Quasi sempre il motivo è degenerativo, ma esistono condizioni in cui lo scivolamento si manifesta con un’evoluzione peculiare. Parliamo in questo caso di spondilolisi, una complicanza della spondilolistesi.

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Spondiloartrosi lombo-sacrale

L’usura della colonna vertebrale La colonna lombosacrale è soggetta ad usura più di altri segmenti vertebrali perché i movimenti del tronco fanno perno in questo tratto. L’usura si manifesta col dolore che limita i movimenti muscolari e comporta in aggiunta un’atrofia muscolare. È chiaro che non tutti gli individui sono coinvolti allo stesso modo, ma il mal di schiena è un malessere piuttosto diffuso. Le alterazioni sono tipiche e si manifestano con caratteristiche diverse nel corso della vita. Le prime manifestazioni sono spesso a carico del disco: si comincia con la discopatia che può evolvere in una protrusione o in una vera e propria ernia del disco con frammento espulso. In questo caso la struttura discale è marcatamente alterata. La sofferenza del disco altera i rapporti reciproci delle vertebre contigue; la distribuzione dei carichi non è più armonica e le faccette articolari (figura) sono soggette ad una maggiore sollecitazione. In altri termini un carico maggiore grava sulla parte posteriore della vertebra, le faccette articolari appunto, con cui la vertebra soprastante si incastra sulla sottostante. Queste si si infiammano con dolore lombalgico e si deformano in modo artrosico, ossia deformandosi. Oltre i cinquant’anni il decadimento della colonna vertebrale tende ad essere

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Artrosi cervicale

Peculiarità Essa rappresenta una condizione degenerativa simile a quella che coinvolge il resto della colonna vertebrale. A questo livello l’artrosi assume delle peculiarità in quanto qui la colonna è molto mobile, contiene il midollo spinale, le radici nervose dirette agli arti superiori, le fibre nervose che danno la motilità e la sensibilità e quattro arti ed è attraversata dalle arterie vertebrali. È anche in rapporto con il plesso nervoso simpatico e con l’esofago. L’artrosi Comporta come per il resto della colonna, deformazioni ossee e legamentose. Queste deformazioni ne alterano la motilità fisiologica e creano maggiore “ingombro” rispetto alle strutture viciniori. In particolare aumentando l’ingombro delle strutture ossee e legamentose per modificazione del volume e della forma, con riduzione dello spazio proprio delle strutture nobili che attraversano la colonna: il midollo spinale, le radice spinali, l’arteria vertebrale. Le manifestazioni Sono manifestazioni irritative e compressive che si manifestano sia a carico delle strutture osteo-legamentose che nervose. Per quanto riguarda le strutture osteo-legamentose, esse comportano dolore e una limitazione nei movimenti con rigidità del tratto cervicale. Infatti l’alterazione strutturale delle ossa e dei legamenti interferisce su un normale gioco articolare. Lo stress strutturale inizia un processo infiammatorio che spesso si ripercuote anche sull’arteria

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Osteofita cervicale

L’osteofita rappresenta una sporgenza ossea, un “becco” che deforma i margini ossei della vertebra in contiguità con il disco. Esprime una reazione a condizioni di carico anomale per cui sul margine vertebrale normale si produce un margine cartilagineo attivo che secondariamente ossifica. L’osteofita assume un ruolo patologico poiché può interferire col decorso delle strutture nervose, in particolare della radice. La sporgenza nel canale vertebrale inoltre, riduce lo spazio a disposizione delle strutture nervose con una stenosi vertebrale. Talora il processo di ossificazione coinvolge anche, a livello cervicale, il legamento longitudinale posteriore. È questa una banda legamentose che si estende dall’alto verso il basso all’interno della canale vertebrale. La sua ossificazione irrigidisce la colonna cervicale, limitandone i movimenti, restringendo i diametri antero-posteriori del canale vertebrale. Il midollo spinale nei può risultare compresso per effetto dei volumi più angusti all’interno del canale vertebrale, dove appunto è situato il midollo spinale. Guarda il video da “argomenti correlati” per un approfondimento e per le indicazioni terapeutiche.

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